Psyphotografie: Genogramma

Dated // 01 Ott 2022 • Filed under // Psicologia & Fotografia, Senza categoria

Fotografia e Psicologia si incontrano con uno strumento di lettura: Il genogramma

Dopo una lunga pausa estiva e rallentata dal rientro a scuola e dalla routine che ancora tarda a ingranare, riparto con il nostro appuntamento “Psyphotografie”.

Attendevo questo articolo da molto, felice di aver parlato di autoritratto nei nostri primi appuntamenti, aspettavo con fermento questo argomento.

Oggi andremo a  conoscere un nuovo strumento, il Genogramma.

Passione per le vecchie foto

Prima di andare a vedere nello specifico di cosa si tratta voglio raccontarvi la mia passione per le vecchie foto, quelle che scovo nei mercatini o racchiuse nelle pagine di un vecchio libro.

Queste immagini, spesso in bianco e nero, per me sono una eco di un tempo lontano che non conosco, ma vorrei scoprire e visitare. Osservarle e riuscire a tradurre i dialoghi silenziosi e i messaggi che si sono scambiati quegli sguardi mi affascina e cattura.

Resto catturata nell’osservare la moda, gli abiti e le pettinature, constatare i cambiamenti negli indumenti, ma anche negli sguardi.

Con la fotografia tutto questo è misurabile, le fotografie sono strumenti che ci permettono di documentare e poi raccontare le nostre storie.

Quando visito un mercatino, vado proprio alla ricerca di vecchie fotografie per cecare di scovare quella più insolita, con gli abiti più particolari o un dettaglio che possa agganciare la mia attenzione e stimolare la fantasia.

“Come fai a catturare le emozioni nelle tue fotografie?”

Una cosa che mi chiedete spesso è come faccio a trasmettere le emozioni nelle mie fotografie, ma avete mai pensato a come poter riuscire a leggerle?

Le emozioni vengono catturate dalle immagini tramite giochi di sguardi e gesti e, più un fotografo è in ascolto, più ha acquisito esperienza professionale e empatia, più le emozioni traspaiono e ci vengono trasmesse.

La fotografia per me è il mezzo con cui resto in ascolto dei vostri pensieri, poi tradotti attraverso luce e ombre nelle mie fotografie per riuscire a dare voce al vostro sentire.

Non è necessario essere fotografi professionisti per riuscire a catturare questi dettagli, i gesti e gli sguardi nelle foto sono presenti anche in foto più spontanee, riuscire a leggerli ci permette di capire le dinamiche e intuire il legame fra chi era protagonista della fotografia.

In questo ci viene in aiuto il genogramma, una rappresentazione visiva bidimensionale di un albero genealogico dove si vanno a intercettare e visualizzare i fattori psicologici che caratterizzano i rapporti familiari.

Lascio la parola alla Dott. Indirli che ce ne spiegherà l’importanza.

IL Genogramma fotografico. Dott. Serena Indirli

Dopo tre appuntamenti interamente dedicati all’osservazione e alla rappresentazione del sé, volgiamo adesso lo sguardo a chi il sé lo circonda, influenzandolo.

Come immaginerete, anche qui la fotografia e la psicologia vanno a braccetto.

Parliamo in questa sede del genogramma, uno strumento utilizzato nelle terapie psicologiche che consiste nella rappresentazione grafica dell’albero genealogico dell’individuo e delle famiglie di origine fino a 3 generazioni, generalmente. 

Il fine è quello di comprendere insieme al paziente le relazioni e le dinamiche che hanno condizionato l‘evoluzione dello stesso, scovando ad esempio quei pattern di comportamento che vengono ereditati di generazione in generazione senza spesso neanche notarlo.

Tutto ciò avviene solitamente attraverso il mezzo della parola e del pensiero. 

Spesso, però, succede che alcuni meccanismi particolarmente disfunzionali siano originati da dinamiche e vissuti emotivi più difficili da raggiungere. 

Che significa?

Succede molto spesso che il livello emotivo e tutte le questioni più complesse che hanno “incamerato” sofferenza, vengano in qualche modo nascoste alla coscienza al fine di proteggerci.

Purtroppo però non funziona.  Chiudi la porta e rientra dalla finestra!

E veniamo a noi: come può la fotografia inserirsi con successo anche in questi anfratti della nostra mente?

Ecco qui, le nostre foto…

Avvalendosi delle immagini possiamo aggirare i confini della coscienza e raggiungere i livelli profondi della nostra emotività, permettendo quindi alle foto “rivelarci” ciò che altrimenti… rimarrebbe “annidato” altrove.

Stiamo ormai già parlando del genogramma fotografico, che consiste nella scelta di 30 foto che includano entrambe le ramificazioni familiari e il paziente nei più importanti momenti della vita passata ed attuale. 

Anche la disposizione delle foto rivela significati tutti soggettivi di quella persona, di quella singolare storia in cui il terapeuta osserva e condivide pensieri col paziente attraverso delle domande mirate. 

Tali domande si avvalgono del significato simbolico della scelta dei colori, delle forme, delle espressioni e atteggiamenti che i personaggi in foto manifestano e soprattutto trasmettono al paziente.

In fin dei conti si tratta di un’esplorazione attraverso il simbolo di ciò che è il vissuto emotivo, l’organizzazione del sistema di attaccamento e la struttura del familiare di ogni singolo individuo volta alla co-costruzione di una realtà soggettiva fino ad allora celata.

Perché a questo punto non tentare? Cerchiamo una vecchia foto del nostro matrimonio o di un nostro vecchio compleanno: i volti e le espressioni, i corpi e le posizioni, le mani e le gestualità sono molto eloquenti e ci parlano molto da vicino di affetti, rancori, turbamenti, orgoglio e tanto altro.

Ed io cosa provo di fronte a tutto ciò?

Dott. Serena Indirli Psicologa

www.serenaindirli.it

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